748 - Modifiche 2002
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-Nuove
carene lisce -Nuova colorazione grigia per la versione S (foto) -748R Potenza: 106 cv; Peso: 192 Kg -748S Potenza: 97 cv; Peso: 196 Kg |
Dalla sua presentazione sono passati ormai quattro
anni, ma il fascino che suscita la "rossa" più vittoriosa è sempre
notevole. Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera sono state necessarie
solo piccole modifiche per mantenerla giovane e competitiva, a certificare la
bontà del progetto. La novità che balza all'occhio più
evidente per questa versione '98 è di tipo estetico: un solo adesivo Ducati sulla carena di dimensioni ridotte rispetto alle
precedenti versioni, quasi fosse superflua vista la grande personalità che la moto sa esprimere. Gli interventi, ovviamente,
non si limitano certo alla sola grafica: sia sulla 916 sia sulla 748 troviamo un telaio al cromo-molibdeno alleggerito, nuove bielle in titanio, un nuovo regolatore della tensione elettrica e nuove pinze del
freno (sono quelle della ST2), mentre è stata eliminata la spia di ricarica della batteria precedentemente posta sul
cruscotto; oltre a questo, la 748 SPS monta le guide valvole in bronzo, un nuovo
pick-up per uso in pista, il tubo freno posteriore e il tubo frizione in treccia
metallica, più la nuova fiche d'omologazione per le corse che sostituisce
quella della "vecchia" 748 SP. Sulla 916 SPS ci sono una nuova scatola
del filtro aria in carbonio, l'ammortizzatore di sterzo Ohlins e il paracalore
in carbonio.
Identiche a prima vista, entrambe monoposto, si differenziano solo per
la diversa colorazione: gialla la 748, rigorosamente rossa la 916. Sono caratterizzate
da una ricca dotazione tecnica: dischi freno flottanti in ghisa, ammortizzatore
di sterzo, la possibilità di regolare l'inclinazione del cannotto di sterzo
di un grado (da 23°30' a 24°30') come sulle moto da corsa, forcella pluriregolabile,
leve freno e frizione regolabili, l'esclusivo forcellone monobraccio con ammortizzatore
Ohlins e scarichi liberi Termignoni in fibra di carbonio con relativa Eprom,
in alternativa agli originali. Il famoso propulsore bicilindrico è alimentato
a iniezione elettronica, con un iniettore per cilindro sulla 748 e addirittura
due sulla 916, in modo tale da assicurare il massimo rendimento
a tutti i regimi di rotazione.
Le Ducati SPS
non sono certo moto comode: la sella è alta e pochissimo imbottita, gli splendidi
comandi a pedale sono di piccole dimensioni, le pedane alte e arretrate, il
manubrio stretto e basso; però, una volta in sella il pilota forma un corpo
unico con la moto, con le gambe e le braccia che combaciano perfettamente con
il serbatoio e il busto chino su quest'ultimo. Già da fermi l'indole sportiva
si fa sentire: i polsi sono molto caricati, mentre il collo è sottoposto a un
notevole sforzo per accucciarsi dietro al cupolino. Pronte all’avviamento, anche
a freddo (ricordiamo che non esiste lo starter, ma soltanto un comando per
bloccare l'acceleratore), ai regimi inferiori borbottano, agli alti tuonano:
una vera musica quella diffusa dagli scarichi Termignoni. La 748 SPS con questa
particolare configurazione (Eprom e scarichi liberi) non ama girare in basso:
riprende già dai 3.000 giri, ma è pigra e ha una certa tendenza a strappare;
offre il meglio di sé dai 7-8.000 giri fino agli 11.000, con possibilità di
allungo fino a 11.800 giri, che corrispondono al taglio del limitatore. Veloce
e fluida nel salire di giri, predilige i regimi più alti: ai bassi e medi è
zoppicante e scorbutica, come si nota soprattutto nelle partenze dove, complice
anche la prima marcia molto lunga, è indispensabile far slittare la frizione.
Da parte sua, quest'ultima si rivela sempre perfetta e modulabile anche se
lo sforzo per azionarla è superiore alla media. Davvero eccezionale il motore
della 916 SPS, sempre pronto nella risposta a ogni minima rotazione della manetta;
il rombo è impetuoso, sempre grazie agli scarichi liberi e alla Eprom speciale.
Poderoso già dai 5.000 giri, spinge forte fino a 7.000 giri dove "esplode"
fino agli 11.000. Il suo pregio principale sta nella spinta fornita ai medi
regimi, che permette un limitato uso del cambio tanta è la coppia fornita dal
"pompone". Sembra tutto facile, ma spalancando il gas si devono fare
i conti con più di 110 CV alla ruota: non moltissimi in assoluto, ma erogati
con una rabbia tale da non lasciare quasi il tempo di pensare; e le impennate
in accelerazione non si contano. Praticamente identiche, le due moto esternamente
si distinguono per la presenza, sulla 916, della targhetta in argento con il
numero progressivo delle unità prodottee dell'esclusivo ammortizzatore di sterzo
Ohlins. In pista la 748 SPS si destreggia divinamente: segue con rigore ogni
comando del pilota e giro dopo giro mostra un potenziale molto elevato. Sembra
che il limite non arrivi mai, poiché nonostante staccate mozzafiato e inserimenti
fulminei l'equilibrio resta intatto, regalando sensazioni
formidabili. Il suo comportamento è quello tipico dellemoto da competizione;
migliora all'aumentare della velocità. Le si possono imputare l'angolo di sterzo
ridotto e la posizione di guida senza compromessi, ma una volta in pista tutto
è divinamente al posto giusto: i comandi a pedale sono perfetti, immediati
e istintivi, gli spostamenti laterali del corpo veloci; unico neo, la spigolosità
del serbatoio che alla lunga crea un certo indolenzimento alle cosce. L'angolo
di piega è esagerato, anche per merito dei pneumatici Dunlop D207GP (che abbiamo
provato in alternativa ai Pirelli Dragon Corsa di serie e molto prestanti che
la rendono particolarmente fluida nell'appoggio e nelle variazioni d'inclinazione.
Le sospensioni ovviamente non sono confortevoli su strada, ma in pista la forcella
lavora bene: affonda il giusto in staccata e copia l'asfalto in maniera precisa,
così come il posteriore, senza mai creare il minimo scompenso e facilitando
l'apertura del gas in uscita di curva, mantenendo con rigore la traiettoria
senza mai allargare. La frenata è esemplare: molto potente, consente staccate
mozzafiato; peccato che, con il passare dei giri, la corsa della leva si allunghi
fino a toccare la manopola, nonostante l'impianto
sia dotato dei tubi in treccia metallica. Il freno posteriore, di piccole dimensioni,
non viene quasi mai chiamato in causa, anche in virtù dell'abbondante capacità
frenante offerta dal propulsore. La 916 SPS ha, ovviamente, le stesse grandi
doti di guida della 748, ma è più impegnativa da portare al limite: si sentono
i 16 CV in più e, soprattutto, la coppia più elevata, tanto che in uscita dalle
curve spalancando il gas l'avantreno si alleggerisce e la staccata dopo è subito
in agguato; tutto questo è una piacevolissima emozione, ma ci vuole un certo
impegno nel condurla. Il "pompone" è molto vivace, le marce si sgranano
velocemente, le sensazioni sono uniche,
con quel "respiro" proveniente dall'ampia
cassa filtro
posta sotto il serbatoio. Ma è all'approssimarsi delle curve che viene fuori
il vero carattere: neutra a centro curva, la 916 SPS permette di aprire il gas
ancora in piega. Non è
fluida come la 748, ma ad ogni accenno di "apertura" corrisponde una
grossa scarica di adrenalina e l'asfalto viene divorato, tanto che i rettilinei
sembrano sempre più corti. Impressionanti sono la trazione e la coppia offerte
dal bicilindrico: ci si può permettere anche un rapporto superiore, tanto ci
pensa il "pompone"a catapultarci alla curva successiva, come se nulla
fosse. Davvero fantastico. Anche la 916 era equipaggiata con i Dunlop D207GP:
l'appoggio fornito da questi pneumatici è immenso, ma non ci è sembrata così
fulminea nelle esse veloci quanto lo era con i Michelin TX15-25 montati di primo
equipaggiamento. Anche in questo caso la frenata è impetuosa, ma ancora una
volta l'effetto pompante del freno anteriore è veramente fastidioso. Modulabile,
la frizione ha le medesime caratteristiche rilevate sulla 748: non risente della
maggior potenza, ma lo sforzo è superiore alla media. Il cambio è preciso e
ben spaziato sia per la strada sia per la pista, con rapporti ravvicinati.
Prove Ducati 748: | |